Normandia

 

Un viaggio insolito quello in Normandia. Sensazioni contrastanti, di leggerezza e di profondità, di bellezza e di atrocità. Lo sguardo conteso tra orizzonti di mare, ripidi promontori e distese sabbiose. Panorami dominati da bellissimi silenzi, impreziositi qua e là dal suono delle onde e del vento.

Uscire dall’abitacolo dell’auto dopo molte ore di guida e volgere lo sguardo verso la spiaggia di Arromanches è un’esperienza che mi cambia la vita. Ci sarà sempre un prima e un dopo quel momento.

 

Alla ricerca degli orizzonti della memoria

 

Lì, il mare è ancora segnato dalle cicatrici arrugginite dei mezzi da sbarco impiegati in quel famigerato 6 giugno del 1944, il D-Day.

Quel giorno, in quella splendida regione del nord ovest francese, su una striscia costiera di circa 80 km, si fronteggiarono, armati e belligeranti, più di 200.000 mila esseri umani in uniforme.

Morirono a migliaia da una parte e dall’altra. In poche ore, si spensero, decine alla volta, le vite di giovani ragazzi e di giovani uomini. Una frazione di secondo, e i ricordi, le speranze, i sogni di quelle vite non c’erano più. Tutto svanito in quell’attimo di sgomenta e lucida consapevolezza che accompagna la fine.

In piedi, ritto davanti alle macerie di quella umanità, sono un testimone fuori tempo dell’immane dolore.

Dopo Gold beach (nome in codice di Arromanches) sfilano via le altre spiagge tristemente famose, Sword, Juno, Utah, Omaha beach. Altre visioni, stesse sensazioni. Quando l’impatto emotivo si ritira, porta alla luce la coscienza nuova che ho del mondo, degli altri, di me.

Il desiderio di comprendere, di metabolizzare, di fare i conti con ciò che ho visto, si stempera nelle sale dei numerosi musei dedicati allo sbarco.

Dopo, mi sento finalmente pronto. Pronto per rendere un commosso omaggio a quelle persone sepolte a migliaia di chilometri distanti dalla loro terra. Decido di visitare il Normandy American Cemetery and Memorial, situato su un’altura che si affaccia su Omaha beach, là dove molti che vi riposano hanno combattuto e perso.

Esco accompagnato da una voce registrata che scandisce incessantemente i nomi dei caduti. Da dietro le nuvole il sole rischiara porzioni ineguali di mare e di spiaggia, disegnando ombre gigantesche. Inspiro con forza il vento leggero che spira dall’Atlantico. Gonfio i polmoni di quell’aria giovane, innocente, pura. È la mia catarsi.

Altrove, mi aspetta leggera la Normandia delle meraviglie, il Mont Saint Michel, la Costa di Alabastro, la gotica Rouen, il borgo di Giverny tanto caro a Monet, l’Abbazia degli uomini di Caen… Il mio viaggio ora può continuare, ilare e gioioso.

 

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